LE TECNICHE
Le tecniche del Karate si dividono in:
KIHON
KATA
KUMITE
KIHON
è l’insieme degli esercizi fondamentali, la ripetizione delle tecniche singole o in concatenate una all’altra, che si pratica prevalentemente da soli a mani nude o con l’ausilio di strumenti tradizionali come il “makiwara” (un’asse di legno di 150 cm, infissa nel suolo alla cui estremità superiore si trova una sorta di cuscino di paglia che è il punto da colpire), od in alternativa con strumenti più attuali come gli scudi colpitori o il sacco da boxe.
KATA
è un insieme di tecniche, concatenate in modo da costituire una sequenza che simula un combattimento. Letteralmente “kata” in giapponese significa “forma”, “stampo” e identifica un parte fondamentale dell’insegnamento di tutte le arti marziali giapponesi. I kata sono “i libri di testo” in cui è racchiuso tutto l’insegnamento tramandato da secoli di pratica. I kata sono stati elaborati dai vari maestri che ne hanno formalizzato le tecniche e le hanno messe in una sequenza che rappresenta un “combattimento reale con avversari immaginari”. Studiando e applicando il kata con costanza se ne possono estrapolare, sotto la guida di un maestro, un moltitudine di tecniche e di stili diversi di combattimento, ognuno derivante dalla scuola del maestro che lo ha elaborato. Sono una vera e propria miniera da cui il praticante, novizio od esperto, può attingere e scoprire continuamente nuove tecniche e nuove idee per migliorare la sua arte.
I kata riconosciuti della Scuola Shotokan Ryu sono divisi in tre gruppi: SHITEI KATA (kata di base), SENTEI KATA (kata avanzati) e TOKUI KATA (kata superiori).
KUMITE
è il “combattimento”.
Letteralmente la parola significa “incontro” (kumi) di “mani” (te) e va inteso proprio come un “incontro” anziché uno “scontro”, in cui ogni praticante sfrutta l’avversario per confrontarsi con i propri limiti e le proprie paure. Il suo vero scopo è la crescita reciproca dei praticanti.
Il kumite viene studiato in varie forme, dalla più semplice e controllata detta “Gohon Kumite” o “Sanbon Kumite” (combattimento a 5 o a 3 passi) al “Kihon Ippon Kumite” (combattimento ad un solo passo) e si passa per gradi al “Jiyu Ippon Kumite”, il combattimento semilibero libero, fino ad arrivare al “Jiyu Kumite” cioè il combattimento libero in cui nulla è prestabilito e dove i due atleti si confrontano esprimendo le proprie capacità tecniche e psicologiche.
Nel combattimento libero si vince per Ippon; il suo effetto è equivalente a quello della schienata nella lotta o del KO nel pugilato.
Ippon significa “un colpo alla vita“, è il massimo obiettivo conseguibile in un incontro di Karate perchè attribuisce la vittoria immediata. Consiste nell’eseguire una qualsiasi tecnica – nei limiti delle regole del combattimento – che viene portata con qualità tali da poter mettere fuori combattimento l’avversario.
E’ il punto che si ottiene come riconoscimento di una tecnica di livello eccezionale.
Con il temine Ippon, inoltre, si vuole rappresentare anche un concetto filosofico: significa arrivare all’essenza dell’oggetto del nostro studio.
Kihon, Kata e Kumite sono tre elementi inscindibili nella pratica del karate: dai kata si estrapolano le tecniche, le combinazioni e le strategie in essi racchiuse, si utilizza il kihon per tradurle in modelli di combattimento che poi verranno applicati nel kumite. Quest’operazione si può iniziare dopo un periodo di apprendimento di tutte le basi del karate.
Nel karate attuale i livelli di apprendimento sono scanditi dalle cinture colorate, che corrispondono alla tradizionale graduazione definita dai “kyu”: dal 9° kyu, la cintura bianca, in scala decrescente fino al 1° kyu, la cintura marrone; a questo punto si può conseguire la cintura nera e inizia la progressione in “dan“, che può arrivare fino al 6° per esami e successivamente per meriti particolari nello studio e nella pratica del karate, mai per “meriti sportivi”, trattandosi di karate tradizionale e non “sportivo”. Dal 2° dan in poi si può diventare “istruttore”, dopo aver frequentato il corso specifico e superato un esame teorico-pratico, e dal 5° dan si può aspirare all’ambita qualifica di maestro, che viene conferita, dopo una serie di prove e una tesi, dal caposcuola dell’organizzazione in cui si opera.
Le federazioni di karate sono numerose e l’unica discriminante che fa la differenza tra una e l’altra è la qualità e la serietà del caposcuola che si rispecchia nei suoi maestri e istruttori.
La qualità del karate è data solo dall’onestà e dalla serietà della pratica