LE 10 PAROLE FRAINTESE

Questo testo è tratto dal lavoro del karateka Jesse Enkamp e tradotto da Chiara, una blogger dell’ ASD KIMASA che ringraziamo per il lavoro svolto a favore del bagaglio culturale e marziale non solo dei karateka, ma di qualunque budoka.

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Il Karate può essere insidioso.
Specialmente quando usiamo parole giapponesi.
Proprio come la Medicina utilizza il Latino e la Matematica si avvale dei numeri, il Karate parla giapponese.
Purtroppo molte persone confondono l’utilizzo delle parole giapponesi nel Karate.

Tuttavia non capendo la terminologia del Karate, non è possibile impararlo o insegnarlo al meglio.
Ecco perché voglio spiegarvi qui di seguito le 10 parole giapponesi che spesso si sbagliano.

Spero che vi aiuti a capirlo meglio.

1: Uke
Interpretazione sbagliata: “Bloccare.”
Significato reale: “Ricevere.”
Spiegazione: La parola “uke” deriva dal verbo giapponese “ukeru”, che significa “ricevere”.
Ma per qualche ragione il mondo Occidentale la interpreta frequentemente come “bloccare”.
Ritengo che questa cattiva interpretazione sia deleteria per un progresso a livelli più alti e non rifletta l’intento originale delle tecniche di difesa del Karate.
Spostate la vostra impostazione mentale da “bloccare” a “ricevere”. La vostra intera percezione di come applicare il Karate contro un avversario più grande o più forte cambierà completamente. Ora farete più riferimento alla tecnica e non alla forza bruta.
Lo insegno sempre durante i miei seminari internazionali.

#2: Ki
Interpretazione sbagliata: “Super Potere di natura magica”
Significato reale: “Energia.”
Spiegazione: Il concetto del “ki” (pronunciato “chi” o “qi” in Cinese) si è fatto una bruttissima reputazione da quando tutta una serie di ciarlatani hanno iniziato ad utilizzarlo come scusa per fare il lavaggio del cervello agli allievi, facendo loro credere di avere delle abilità marziali di origine sovrannaturale. Tipo il KO senza alcun contatto. Ma non è niente di nuovo. “Ki” – o “energia” come si dice in italiano – è ciò di cui è fatta la vita. Fluisce costantemente attraverso il vostro corpo, intorno a voi, col vento, la terra e il sole.
In accordo con le leggi della fisica, nulla si crea e nulla si distrugge, viene solo trasferito ad altri oggetti o convertito in forme differenti (energia cinetica, energia potenziale, energia termica, energia elettrica, ecc…) Gli uomini l’hanno “coltivata” sin da quando sono sulla terra.
Io credo che il “Ki” sia una bellissima cosa – specialmente quando si manifesta usando la meccanica del corpo del Karate.
Dopotutto, il Karate ha molto a che fare con un’efficiente gestione dell’energia.

#3: Sensei
Interpretazione sbagliata: “Maestro di Karate.”
Significato reale: “Uno che nella vita ha cominciato prima.”
Spiegazione: La parola “sensei” consta di due parti:
La prima è “sen”, che significa “prima”.
La seconda è “sei”, che significa “vita”.
In altre parole il “sensei” è qualcuno che è più avanti di voi nel viaggio della vita. Ecco perché il sensei non è soltanto qualcuno che vi insegna le tecniche.
Un sensei è un mentore.
Il vostro sensei può aiutarvi a colmare il divario fra auto–protezione e auto–perfezionamento.
Questo perché alla fine, la Via del Karate è la Via della Vita.
Il vostro sensei lo sa, perché anche lui/lei ha percorso già quel sentiero ed è pronto a guidarvi nel vostro viaggio.
La domanda è: siete pronti a seguirlo?

#4: Bunkai
Interpretazione sbagliata: “Applicazione pratica di un kata”
Significato reale: “Scomporre”
Spiegazione: Molti karateka, incluso il sottoscritto, amano utilizzare le tecniche dei kata per la difesa personale.
(Dopotutto era questo l’intento originario.)
Solitamente chiamiamo questo aspetto dell’allenamento “bunkai”.
Ma in realtà, “bunkai” significa “scomporre” – e non “applicazione pratica di un kata”.
“Bunkai” è in realtà il primo passo per applicare il kata nella difesa personale.
Una volta “scomposto” il kata, sarà necessario analizzare I pezzi e metterli insieme nel giusto contesto.
Per molte persone la parola “bunkai” rappresenta questo intero processo.
Ecco perché anche io uso la parola “bunkai” in questo modo, sebbene sia consapevole che il significato sia sbagliato. Dopotutto, lo scopo della terminologia è comunicare – non dimostrare una tesi.
Comunque, quando sono in Giappone, ad Okinawa, uso raramente la parola “bunkai” se voglio capire l’applicazione di una tecnica di un kata.
Uso invece la parola “imi” (let. “signficato”, in questo caso di un movimento).

#5: Dojo
Interpretazione sbagliata: “palestra di Karate.”
Significato reale: “Il luogo della Via.”
Spiegazione: molti istruttori insegnano Karate nelle palestre, nelle accademie di danza, strutture comunali o associative o in altre strutture non dedicate unicamente al Karate.
Ma… non ha importanza dove insegnate/apprendete il Karate, quel posto è il vostro “dojo”.
(Questo rimane valido per tutte le arti marziali)
La parola “dojo” è ben più profonda di quanto si possa immaginare:
“Do” significa “Via”
“Jo” significa “Luogo”.
In alter parole, un “dojo” è un luogo dove ci si imbarca per il viaggio di auto – scoperta attraverso il significato della pratica del Karate.
Il “dojo” è un luogo dove si viene guidati sulla Via, da qualcuno che è venuto prima ( = “sensei” ), utilizzando il Karate come strumento per trasmettere le nozioni necessarie per stimolare il progresso personale.
Non è solo una “palestra di Karate”.

#6: Geri
Interpretazione sbagliata: “Calcio.”
Significato reale: “Diarrea.”
Spiegazione: Il Giapponese è una lingua davvero buffa. Se volete dire “calcio” dovete pronunciarlo “keri”.
Ma se ci mettete un’altra parola davanti (tipo “mawashi”, “mae”, “yoko”, ecc.) allora diventa“-geri”
Ecco:
“Keri” = “Calcio”
“Mawashi-geri” = “Calcio circolare”
“Mae-geri” = “Calcio frontale”
“Yoko-geri” = “Calcio laterale”
“Geri” = “Diarrea”
Ovviamente, se sapete scrivere in giapponese, questo non rappresenta un problema, perché è scritto con un ideogramma Sino – Giapponese differente (conosciuto come “kanji”)

#7: Kiai
Interpretazione sbagliata: “Grido di battaglia.”
Significato reale: “energia unificata.”
Spiegazione: a volte sembra che la gente faccia il “kiai” per il gusto di urlare.
Ma “kiai” non ha nulla a che vedere con il gridare. Non ha nulla a che vedere con l’esercizio delle corde vocali.
“Ki” significa letteralmente “energia” (come già affrontato al #2).
“Ai” significa letteralmente “unificare“.
Questo ci aiuta a spiegare quale sia il vero scopo del kiai: unificare totalmente l’energia prodotta dalla tua mente, corpo e tecnica (“shin-gi-tai”), in una frazione di secondo di intenso climax.
Per alcuni, il kiai è solamente un “grido di battaglia”. Ma va bene. Io onestamente ritengo che la gente dovrebbe urlare molto di più nella vita quotidiana.
Ma per me, “kiai” è un’espressione essenziale dell’unione personale all’interno di voi stessi.

#8: Rei
Interpretazione sbagliata: “Inchino. Saluto.”
Significato reale: “Rispetto.”
Spiegazione: il Karate racchiude molto dell’etichetta e della cultura Giapponese. Una delle cose più importanti è l’inchino – conosciuto comunemente come “rei”.
La parola “rei” deriva dalla parola giapponese “reigi”, che significa “rispetto, cortesia, educazione”.
Ma l’inchino (o saluto) sembra aver perso molto del suo intento di rispetto oggigiorno, specialmente quando osserviamo chi compete nel kumite. Assomiglia di più ad un fiacco cenno del capo.
Credo che “rei” sia parte integrante dell’etichetta del dojo. È una manifestazione fisica della vostra gratitudine per chi vi aiuta a stare sulla Via.
Ecco perché ci inchiniamo sia al dojo sia a chi ci sta dentro.
(spesso diciamo anche “onegaishimasu”)
Senza rispetto nel Karate non c’è progresso.
Il Karate inizia e finisce con il saluto.

#9: Kumite
Interpretazione sbagliata: “Sparring/combattimento.”
Significato reale: “Mani intrappolate.”
Spiegazione: il moderno concetto di “kumite” ha perso molto della sua essenza.
Quando osserviamo la pratica del moderno “kumite”, sembra rimpiattino. Distante, disconnesso.
Ma l’intento originale dello scambio di combattimento del Karate era molto differente.
Infatti, la parola “kumite” significa “intrappolato” or “intrecciato” (“kumi”) + “mani” (“te”). Non “combattere”, “sparring” o “saltare per fare punto”.
Il concetto di intrappolare/intrecciare le braccia con l’avversario dà l’impressione di un lavoro ad una distanza molto più corta vero?
Piuttosto interessante se guardate a come i vecchi maestri insegnavano il Karate, che era spesso a corta distanza. La combinazione fra tentare di aggrapparsi al proprio avversario mentre venivano tirati dei colpi, calci, pugni, ginocchiate, gomitate, leve articolari e schienamenti, era semplicemente molto più rivolto alla praticità rispetto al nostro intento moderno del kumite.
Ovviamente, tutto è cominciato a cambiare quando il Karate si è modernizzato affacciandosi alle competizioni.
In questo caso una grande tecnica di difesa può farti squalificare.

#10: Osu/Oss
Interpretazione sbagliata: “ciao”, “salve”, “arrivederci”, “okay”, “grazie”, “mi scusi”, “hey laggiù”, “vieni qui”, “vai là”, “come va”, “guardami”, “fai così”, “da quella parte”, “hai capito?”, “ho capito” e “lavora duro”.
Significato reale: “Una rude e maschia espressione culturale giapponese di cui moltissimi occidentali abusano”.
Spiegazione: Primo, innanzitutto va detto che “Osu/Oss” è una tematica spinosa.
Secondo, la corretta pronuncia è “Osu”. Ma poichè la “u” è muta, molte persone pensano che si pronuci “Oss”.
Terzo, non importa come lo volete pronunciare, dovete capire che “Oss/Osu” esprime una fortissima assertività, mascolinità e uno spirito del tipo: “facciamoglielo a strisce” in Giapponese. Non è un’espressione da usare in maniera scriteriata.
Ad esempio, non dovreste mai dirlo ad un Giapponese a meno che non sia più giovane di voi, inferiore di grado, o non sia lui a desiderare che lo diciate. E se siete donne, non ditelo MAI. La società Giapponese è gerarchica e costretta in una rigida etichetta quando si tratta di linguaggio.
Ho imparato queste cose nella maniera più dura, quando ho vissuto ad Okinawa – la culla del karate … (per la cronaca, non ho mai sentito nessuno dire “Osu/Oss” a Okinawa. Mai!)
Detto questo, questa espressione sembra essere diventata virale nel mondo marziale d’Occidente, incluse le comunità del BJJ (Brazilian Jiu-Jitsu) e delle MMA (Mixed Martial Arts).
Per un tradizionalista come me, è davvero bizzarro sentire “Osu/Oss” utilizzato da chiunque. Specialmente quando non si è a conoscenza del vero significato.
Ma allo stesso tempo, capisco la necessità di avere una parola multiuso che dia un senso di appartenenza. Io pure ogni tanto la uso.

Alla fine, credo che spesso ci diciamo da soli delle bugie, non comprendendo completamente la terminologia giapponese utilizzata nel Karate.
Ricordate! Un apprendimento efficiente è basato su una buona comunicazione.
Fate più attenzione alle parole che usate nel karate. Poche parole possono fare molta strada.

19 dicembre 2017
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